Le Contropagelle di Juventus-Genoa, a cura di Marco Edoardo Sanfelici

DI GREGORIO 6 Una respinta di pugno, che poteva anche essere una presa, per non rischiare, con bloccaggio del tiro da distanza di Frendrup e un tuffo alla sua sinistra su un altro tiro da lontano di Malinovsky. Non ci sono altre concessioni agli attacchi del Genoa. E poi c’è ancora qualcuno che storce il naso circa la difesa a 3…
GATTI 6 Si immola alla causa per sbarrare la strada a Pinamonti lanciato verso l’area di rigore ed esce dopo una decina di minuti in cui dà sfondo alla scorta di sopportazione del dolore. Cambio obbligato (KALULU 6,5 Entra praticamente a freddo e si spara un inserimento nella difesa a 3, tutt’altro che scontato. Non perde la testa, anzi la perdono spesso gli avversari. Inanella chiusure sempre precise e di tanto in tanto si proietta anche in avanti)
VEIGA 7 Prima frazione con un paio di sbavature che potrebbero divenire importanti assai, ma altri compagni mettono le pezze giuste. Poi, col passare del tempo cresce e regola gli impulsi con quelli del resto del reparto difensivo. Nella ripresa salta addosso con puntualità svizzera ad un paio di genoani in odore di ripartenza letale, evitando patemi e affanni. Difendente su cui vale la pena lavorare.
KELLY 6 “Sao ko kelle terre, per “kelly fini…” Agli albori della nostra lingua, già si sapeva che andava pronunciata lentamente, come l’andatura di questo terzino, esemplare di bradipo al rallenty. Niente di particolarmente grave, ma costantemente in recupero. Zanoli, Miretti, Masini, bravi bravini, ma tutto fuorché fulmini di guerra e Kelly… “possette sancti benedicti”.
NICO GONZALEZ 6,5 Qui inizia l’effetto Tudor. Nico a destra largo, con licenza di venire dentro al campo, ma non troppo. Si produce in un paio di sgroppate della serie: “ ma dove vai, bellezza in bicicletta”, con capolinea addosso all’ultimo genoano disponibile. Però, molto più inserito nel gioco della squadra. Se Nico è così sempre, ci si può contare. (WEAH 5,5 Finale di partita al posto di un Nico stravolto. Fa in tempo a cuccarsi un’ammonizione spesa bene per evitare un rovesciamento di fronte e a centrare Leali con un tiro a colpo sicuro)
LOCATELLI 6,5 Inizia in cabina di regìa e termina fuori dalla trincea, con la baionetta innestata. Perché Manuel è un centrocampista multi funzioni e se occorre sa randellare come un orbo. E’ la sostanza della terra di mezzo bianconera, di lui non si può fare a meno.
THURAM 6 Passa il primo tempo a capire tempi, meccanismi e posizione con l’assetto a 3 e le fasce scoperte. Di gran lunga il centrocampista che più soffre il cambiamento, anche se sopperisce col movimento all’impasse tattico. Nel finale serve sulla corsa un pallone a Dusan che pasticcia e che Weah non tramuta in goal.
McKENNIE 6 Primo tempo anonimo di posizione e di allerta sui movimenti per passare da 3 a 4 in difesa. Ripresa assai più tosta e in piena bagarre nella lotta per la supremazia. Sorveglia su Venturino (classe 2006) ed Ekuban, menando fendenti degni di un pupo siciliano.
KOOPMEINERS 5 Si potrebbero cambiare proprietario, presidente, direttori e tifosi, che Teun non se ne accorgerebbe. Primo quarto d’ora nemmeno male, ma muore lì. Al tiro che colpisce una bancarella nel piazzale davanti all’ingresso della curva sud, la mano destra di chi scrive si proietta verso la nuca dal ginocchio destro, nel classico gesto di spedire qualcuno a quel paese. (CONCEICAO 6 Siccome sulla fascia trova difficoltà, Cico entra in campo e prova il tiro, smista il pallone, detta il passaggio. Almeno dà segno di cercare l’ispirazione. Non ha il grafico piatto dell’EEG, come il predecessore)
YILDIZ 7,5 La riserva di valore aggiunto per giustificare il prezzo del biglietto. Di gran lunga il migliore in campo, ma per distacco. Si inserisce in un litigio tra Dusan e Vasquez, prende la palla, evita De Winter e chiude col destro in diagonale a mezza altezza in faccia a Leali. Mi viene in mente una rete di Tevez, proprio contro il Genoa, in un gara finita 1 a 0. Il turchino fa letteralmente ammattire i difensori genoani. Sembra la reincarnazione del Tomba in mezzo ai paletti. Il mister non dà retta alla lingua a penzoloni e lo tiene dentro fino al fischio finale, condannandolo ( o educandolo?) alla partita di trincea, dura e pura. Anche così, si cresce.
VLAHOVIC 5,5 Io salvo il soldato Dusan. La squadra ha bisogno di un riferimento in profondità e il serbo è la manna dal cielo. Di Gregorio non parte quasi mai dal basso, ma 9 su 10 lancia lungo verso di lui, costringendolo a sopportare le sevizie di Frendrup prima e De Winter poi. Le botte sono tante, permesse in modo spudorato da un arbitro “istruito”. Il Genoa però deve ripartire lontano dalla porta juventina e, a lungo andare, i metri in più si fanno sentire nelle gambe soprattutto nel momento del forcing finale, privo di pericolosità. Dusan non segna, ma il suo sacrificio dà sostanza alla squadra ed è ciò che conta.
TUDOR 7 Il tecnico dal subentro vincente, oggi come ogni volta che gli è capitato. Pochi cambiamenti tattici, ma sostanziali: difesa a 3, laterali a 2 fasi e Vlahovic terminale. Tanta diversità nell’aggressione dell’avversario, fino a terminare la gara stesi a terra come Thuram a fine partita; un continuo incitamento a non mollare; invito costante a guardare avanti e non indietro. Significativa la battuta del fallo laterale da cui scaturisce il vantaggio decisivo. Significativo come viene battuto il calcio d’inizio della ripresa, con palla scaraventata sul giocatore in avanti in movimento e non indietro come da copione “mottiano”. Piccole cose certo, ma che fruttano 3 punti drammaticamente obbligati. Non è il caso di abbandonarsi ai festeggiamenti, la mole del lavoro da svolgere è ancora enorme. Piace però l’atteggiamento, volto a “svegliare” la truppa e a pretendere la sfinimento a fine gara. Il compito che attende Tudor è anche tecnico, nel tentativo di correggere tante imperfezioni e sbavature. Se però lo stadio sfolla applaudendo e al termine dei 90 minuti, è segno che già qualche cosa si nota. Basta così poco per catturare l’amore dei tifosi e conseguire vittorie confortanti…
Marco Edoardo SANFELICI
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