QATAR 2022 - Il Mondiale della vergogna - L'ombra di Gianni Infantino dietro l'indagine per corruzione sulla Fifa
Dal famoso pranzo segreto dell'Eliseo del 23 novembre 2010, alle dimissioni forzate di Sepp Blatter del giugno 2015 passano circa cinque anni, un quinquennio all'interno del quale Gianni Infatino, figlio di immigrati, papà di Reggio Calabria e mamma della Valcamonica, effettua una vera e propria scalata nella Fifa dal 2000 (anno in cui ci mette piede) fino alla poltrona di segretario generale nel 2009, riconosciuto da tutti come il "simpatico uomo dei sorteggi". Braccio destro di Platini dal 2000 eppure, nonostante si fosse professato da sempre devoto amico di Le Roi, scaricato dallo stesso ex numero dieci bianconero che, dopo essere stato assolto l'8 luglio, attraverso le parole del suo legale Dominic Nellen sentenziò: "La Fifa e il suo presidente Gianni Infantino hanno fatto di tutto perché la procura federale destituisca definitivamente Michel Platini, per impedirgli di poterlo sfidare per la carica di numero 1 del calcio mondiale".
Nel febbraio del 2016, dopo le elezioni a seguito delle dimissioni di Sepp Blatter, Infantino viene eletto nuovo presidente della Fifa, battuto nettamente (115 a 84) nella seconda votazione lo sceicco Salman Al Khalifa, sceicco del Bahrein già presidente della Confederazione Asiatica dal 2013, vice-presidente della Fifa e membro della famiglia reale del Bahrein famiglia con la quale condivide anche una certa propensione a torturare gli oppositori politici. Grande sostenitore della candidatura e dell'attribuzione al Qatar del Mondiale del 2022, Salman ben Ibrahim dal 2011 reprime in maniera violenta le rivolte scoppiate nel paese con carri armati, lacrimogeni con additivi chimici, torture e condanne a morte per reprimere le proteste di donne e uomini scesi in piazza a reclamare diritti e giustizia. Ed era un candidato alla poltrona più importante del mondo del calcio.
L'avvento di Infantino, al cospetto di tale candidato, rappresenta un sospiro di sollievo e, apparentemente, una logica conseguenza di chi ha lavorato fianco a fianco con chi (Platini) era destinato a subentrare a Blatter non riuscendoci a causa del più grande scandalo di corruzione che ha coinvolto il mondo del calcio nel 2015. Non solo, Gianni Infantino si dice "pronto però a fare un passo indietro se Platini fosse rientrato in gioco", dichiarazione di facciata visto che, con il tempo, viene fuori che proprio Infantino ha avuto un ruolo più che mai attivo nell'inchiesta sulla Fifa che ha buttato giù tutto il castello, cosa denunciata dallo stesso Platini una volta assolto il 9 luglio 2022: "Cosa devo dire a Infantino? Nulla. Ma sono certo che contro di me c’è stata una cospirazione...".
Ma qual è il ruolo di Infantino nella maxi inchiesta Fifa che porta alla caduta delle teste di Blatter e Platini e al facile insediamento dello stesso avvocato italiano?
Tutto risale ancora una volta all'assegnazione del Mondiale in Qatar del 2022, che nasce dal sorpasso nella quarta votazione sugli Usa, in seguito ai voti di Platini (che dopo il pranzo dell'Eliseo cambiò idea scegliendo di votare per il Qatar e non per gli Usa) e da importanti bustarelle che sarebbero state distribuite a molti delegati della FIFA per far pendere la bilancia verso il Golfo Persico nell’assegnazione dei mondiali di calcio 2022 tutte supposizioni ovviamente, non provate specificatamente, figlie delle varie inchieste alla base del Qatargate. Una parallela inchiesta in Svizzera, però, coinvolse proprio Gianni Infantino, un'indagine che costò il posto al procuratore generale della Confederazione Michael Lauber l'uomo che stava indagando su diversi casi di corruzione all'interno della FIFA. Il procuratore federale fu accusato di aver avuto incontri informali con l'attuale presidente della Fifa Gianni Infantino. Le riunioni informali avrebbero dovuto essere registrate e documentate ufficialmente. Inoltre, Lauber aveva parlato inizialmente di due soli incontri, ma poi si è scoperto che erano tre. Ad uno di questi, inoltre, Infantino portò con sé un suo conoscente. Trattandosi di una terza persona non coinvolta, Lauber avrebbe potuto violare il segreto d'ufficio, parlando durante l’incontro di questioni relative al procedimento in corso.
I due procuratori straordinari nominati indagavano su Infantino e gli strani rapporti con il procuratore generale elvetico Michael Lauber: i due si sarebbero infatti trovati più volte in modo misterioso proprio mentre Lauber indagava sulla FIFA e sulle possibili attribuzioni irregolari dei mondiali di calcio in Qatar e in Russia. Questi incontri segreti si sarebbero svolti in una sala riunioni dell’Hotel 5 stelle Schweizerhof di Berna, hotel di proprietà dell’emirato del Qatar. Non solo. A una di queste riunioni a Berna, Infantino ci sarebbe andato usufruendo dell’aereo privato di Cheikh Tamim bin Hamad al-Thani, ovvero l’emiro del Qatar.
Questi incontri alla base dell'inchiesta sullo scandalo corruzione Fifa che furono oggetto a loro volta di indagine, spinsero Gianni Infantino a traslocare, in gran segreto, proprio a Doha capitale del Qatar. Un trasferimento che il numero uno della FIFA ha cercato in tutti i modi di tenere all'oscuro fino a quando, messa pesantemente alle strette dai giornalisti del 'Blick', la stessa Fifa dovette confermare la notizia, sottolineando, però, che l’italo-elvetico continua a lavorare nella sede principale di Zurigo (anche se poi la testata Blick portò le prove di pochissime presenze in sede) continuando a pagare le imposte in Svizzera. La vera grande giustificazione che la Fifa dà del trasferimento di Infantino a Doha è riconducibile alla necessità di seguire da vicino l’organizzazione del Mondiali di calcio, ma il trasloco a Doha non fa altro che evidenziare una vicinanza significativa e poco opportuna ad un paese, il Qatar, fortemente intollerante, che applica la sharia, imprigiona gli omosessuali e non rispetta i più basilari diritti umani a partire dalla costruzione degli stadi, una città messa in piedi nel deserto in pochissimo tempo al costo di oltre 6500 vite umane (di cui si parlerà nel prossimo capitolo di questa ricostruzione).
Una vicenda che ricorda molto da vicino quanto accadde nel 1978 quando l'allora neoeletto presidente della Fifa, João Havelange, portò il campionato Mondiale in Argentina dove vigeva il regime dittatoriale guidato dal generale Jorge Rafael Videla. Un dittatore che si era fatto strada nel governo di Isabel Martínez de Perón (sorella della più famosa Eva, conosciuta col nomignolo spagnolo di Evita), diventando Ministro degli Interni e diffondendo progressivamente la sua crudeltà e violenza, arrivando a organizzare con i vertici militari il terribile golpe del 1976. Quel Mondiale doveva trasmettere, a mo' di propaganda, l'immagine di un popolo felice e ordinato e di un'organizzazione efficiente. Uno spot per la dittatura militare di Jorge Rafael Videla.
E stando alla missiva dell'attuale numero uno della Fifa, Gianni Infantino, trasmessa il 4 novembre scorso alle Nazionali che parteciperanno al Mondiale e che recita: "In Fifa cerchiamo di rispettare tutte le opinioni e le convinzioni, senza impartire lezioni morali al resto del mondo. Uno dei grandi punti di forza del mondo è davvero la sua stessa diversità, e se inclusione significa qualcosa, significa avere rispetto per quella diversità. Nessun popolo, cultura o nazione è ‘migliore’ di un altro", allora la storia sembrerebbe proprio ripetersi....
Un'altra cosa, tuttavia, si ripeterà: la presidenza della Fifa di Gianni Infantino. Alle prossime elezioni presidenziali che si terranno al 73° Congresso FIFA a Kigali in Ruanda il 16 marzo 2023, infatti, Gianni Infantino sarà rieletto come presidente della FIFA per il suo terzo mandato, il tutto per assenza di altri candidati per la poltrona dello sport più importante e ricco al Mondo....
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