Zauli a BN: "D.Luiz si prenderà la Juve. Fagioli? Nicolò è un ragazzo tra lo spensierato e l'ingenuo, ma ama il calcio. Ecco perché la Next Gen funziona"

Zauli a BN: "D.Luiz si prenderà la Juve. Fagioli? Nicolò è un ragazzo tra lo spensierato e l'ingenuo, ma ama il calcio. Ecco perché la Next Gen funziona"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Image Sport
Oggi alle 14:00Primo piano
di Matteo Barile
La redazione di BN ha intervistato Lamberto Zauli, che ha ha anche colto un aspetto interessante della nuova Juventus di Thiago Motta: le sue dichiarazioni

Siamo entrati nella seconda settimana di pausa per le Nazionali. Siamo in quella fase che va a cavallo tra le riflessioni a bocce ferme di una stagione appena cominciata e giunta alla sua seconda sosta e le prospettive future di un’annata pronta a riprendere. La Juventus sta affrontando un nuovo corso tecnico con Thiago Motta in panchina. Fino a questo momento i bianconeri hanno dimostrato di sapersi calare in una nuova mentalità di dominio del gioco, che deve essere affiancata al raggiungimento di un risultato. Questa dimostrazione è arrivata da tutti. Sia dai giocatori più criticati che da quelli più convincenti. Sia da Douglas Luiz che da Nicolò Fagioli. Quest’ultimo è il “gioiello” per antonomasia proveniente dal serbatoio della Next Gen di Lamberto Zauli, che Bianconera News ha deciso di intervistare in ESCLUSIVA.  Ecco il contenuto integrale della chiacchierata, utile non solo a scovare i meandri della crescita del 21 bianconero ma anche a capire l’importanza del progetto sportivo della Seconda Squadra.

Come ha visto la Juventus e come inquadra questa parte iniziale di stagione da parte degli uomini di Thiago Motta?

Diciamo bene, perché non dobbiamo soffermarci su uno 0-0 o su un 1-1. Dobbiamo soffermarci su quello che sta facendo vedere, su quello che sta provando ad allenare, su tanti ragazzi giovani che si stanno mettendo la maglietta della Juventus e che sappiamo tutti essere una maglietta che pesa. Quindi io penso che il lavoro, da un punto di vista legato ai risultati e sotto il profilo dell'identità, sia un grandissimo lavoro. E poi comunque consideriamo che siamo veramente all'inizio veramente di tutto”.

Ha parlato di identità, che ovviamente poi connota un po’ la squadra di Thiago Motta. Secondo Lei, qual è il vero punto di forza di questa squadra, almeno per quello che si è visto in questo primo scorcio di stagione?

Sentendo anche le interviste dei giocatori, penso che sia proprio l'identità quello che stanno cercando tutti insieme. Penso che tutti i giocatori siano coinvolti a cercare di fare il massimo per quello che l'allenatore ha deciso. Penso che sia un valore molto importante di una squadra e che questa mentalità li potrà portare a migliorarsi sempre di più, a migliorare le prestazioni, i risultati e i piccoli difetti che hanno adesso. Quindi, quel modo di pensare li porterà a correggere e a progredire in tutto”.

Dalle sue parole traspare che la Juventus ha voglia di dominare il gioco, voglia di imporre una filosofia che abbini il risultato e soprattutto modo in cui ci si arriva. Secondo Lei, in quale giocatore in questo momento la Juventus sta ritrovando tale mentalità? Qual è il giocatore simbolo che incarna questo spirito?

Io penso veramente che, comunque, non sia sufficiente che un singolo giocatore o due o tre giocatori lo incarnino. Thiago Motta lo dimostra cambiando anche spesso i giocatori. Vedendola dall'esterno, credo che lui stia cercando di coinvolgere più giocatori possibili per imprimere questa mentalità e questa voglia di far parte di una Juventus importante. Secondo me, su questo aspetto ci sta riuscendo, perché vediamo veramente anche la formazione cambiare spesso e vediamo prestazioni di singoli giocatori sempre all’altezza. Quindi io sono convinto che questo sia il lavoro più importante che lui sta facendo. È facile identificarsi in Locatelli piuttosto che in Gatti, che dimostrano sempre grande determinazione. Io penso che questo sia la mentalità anche lui vuole trasmettere a tutti. Vedere Savona che gioca con grandissima personalità da subito e che viene dalla Next Gen, rappresenta una vittoria importante. Vuol dire che tutto un gruppo sta spingendo dalla stessa parte”.

Con quest’ultima frase si riferisce anche a quei giocatori che magari stanno facendo più fatica in questo momento?

Sì, sicuramente dopo 8-9 partite qualcuno è un po’ più criticato a causa di aspettative non rispettate. Ma essendo stato un ex calciatore posso tranquillamente dire che ci vuole del tempo per chi viene dall'estero, soprattutto. Si può non essere in forma in un arco di tempo, salvo poi poter migliorare. Questi inizi un po’ stentati lasciano il tempo che trovano. Quello che posso dire è che io li vedo veramente tutti coinvolti in un qualcosa, in un'unica strada ed è quello che traspare dall’esterno, insomma”.

Tra i giocatori che stanno incontrando un po’ di difficoltà c’è Douglas Luiz, centrocampista su cui la Juventus ha investito tanti soldi nel corso dell’ultima sessione estiva di mercato. A cosa crede che siano dovute le sue difficoltà?

Ultimamente gli è capitato sfortunatamente di essere coinvolto in due episodi negativi nella propria area di rigore. Quindi si accentua un po’ tutta la sua difficoltà, già marcata dal fatto che parte poco titolare. Però non ci ricordiamo che nel nostro campionato anche campioni incredibili hanno sempre un po’ fatto fatica all'inizio. Il nostro è un calcio diverso rispetto a quello a cui era abituato il brasiliano. Inoltre, va considerato anche il fattore linguistico, che non è mai semplice da far proprio. Inserirsi non è mai semplice. Stiamo parlando veramente dell'inizio di tutto e quindi è molto presto per dare giudizi veramente affrettati, come se fosse un acquisto sbagliato. Non lo vedo giusto tutto questo”.

Lei ritiene che Douglas Luiz sia un campione o, comunque sia, che sia un giocatore sopra la media per questa Juventus?

Parliamo di un nazionale brasiliano, se non sbaglio. Non stiamo parlando di un ragazzo preso delle categorie inferiori e che poi è vedremo cosa farà. Quindi sicuramente, con il tempo, entrerà sempre di più nei meccanismi di Thiago Motta. Sono convinto che, per quello che sta dimostrando e per la forza sulle gambe, che potrà prendersi la Juventus”.

Da una nota “stonata” a una nota lieta di questa Juventus: parliamo di Nicolò Fagioli. Cosa pensa del suo rendimento in campo in questo inizio di stagione?

Penso assolutamente che stia giocando con grande personalità, che ha sempre avuto. Però, dopo la stagione veramente difficile dell'anno scorso, è riuscito ad abbinare le qualità tecniche con l’essere un ragazzo giusto. Tutto ciò è avvenuto grazie alla Juventus, che gli è stata vicino dopo i suoi errori. Infatti, sta dimostrando di essersi messo tutto alle spalle e questo mi fa molto piacere. Sono convinto che stia giocando con questa personalità in un gioco dove il possesso palla è un fattore importante per Motta. Lui è molto coinvolto nel gioco, tocca tanti palloni, si trova a far girare la squadra, qualità che gli venivano riconosciute già nel settore giovanile bianconero e nella Next Gen. Lui è un costruttore di gioco, sta facendo molto bene, ma mi auguro che continui perché per lui è importantissimo mettersi alle spalle tutte le esperienze dell'anno scorso e lo può fare soltanto con grandi prestazioni”.

Qual è una qualità tecnica e una qualità umana che più L’ha impressionata di Fagioli e che, secondo Lei, poi ha fatto la differenza nel percorso fino alla Prima Squadra?

Nicolò ha un ottimo dominio della palla. Tocca la sfera tante volte in una frazione di secondo. Quindi, devia la condizione di palla in diverse occasioni, eludendo tante volte l’avversario quando ce l’ha molto vicino. Ha una buona verticalizzazione e la personalità è la sua qualità migliore: anche se sbaglia, vuole rigiocare immediatamente il pallone sucessivo tra i piedi. E quella è una qualità molto molto importante e mai banale. Umanamente, invece, è un ragazzo che ti dà quasi la sensazione dello spensierato e dell'ingenuo, anche se, invece, è un'amante del calcio. Io ho trovato un ragazzo a cui ancora oggi ti voglio molto bene perché lo trovo ancora molto, molto sensibile”.

Secondo Lei, Nicolò Fagioli ha raggiunto o sta raggiungendo l'ultimo step evolutivo della sua carriera? Lei si “rivede” calcisticamente nel Nicolò Fagioli calciatore?

Io non penso mai che un giocatore si debba pensare all'ultimo step. Stiamo parlando sempre di un ragazzo molto giovane. Quando si pensa di aver raggiunto un buon livello, bisogna avere l'ambizione di volerlo migliorare. La Juventus ti insegna questo e quindi lui non si deve mai sentire pronto per la Juventus, ma deve sempre pensare di mettersi in gioco. Quella è la “benzina” di qualsiasi sportivo in generale e di un calciatore in particolare. Quindi io mi auguro che lui faccia una grande stagione, che voglia migliorarsi sempre di più, che voglia conquistare la Nazionale e che voglia diventare un punto fermo della Juventus: quello è un traguardo importante e dentro questo c'è la voglia di migliorarsi. Quanto al paragone con me, posso dire che viaggiamo su due livelli diversi. A me piaceva giocare più vicino alla porta e lui è un costruttore di gioco. Però la cosa importante è che lui continui a giocare con questa personalità e voglia di migliorarsi”.

Ha illustrato un po’ la crescita di Nicolò Fagioli, che è il “prodotto” più importante che la Juventus ha potuto pescare dal “serbatoio” della Seconda Squadra bianconera. Questo progetto è ormai in auge da diversi anni e Lei ne è stato uno dei principali fautori tecnicamente e tatticamente. Quanto è importante per Madama aver creato questo serbatoio?

Bisogna dire che il progetto parte un po’ da lontano, perché chiaramente non è che in un anno o due si possono creare calciatori pronti per giocare nella Juventus. Ci sono tante persone dietro che hanno creduto a tutto questo e oggi se ne raccolgono i frutti. L’ottima resa di questo progetto, coadiuvata ai successi ottenuti dalla Juventus, hanno convinto tantissime altre big ad orientarsi verso la creazione della Seconde Squadre. Cosa cambia nella Seconda Squadra? I ragazzi più giovani vedono la possibilità e non vedono la Prima Squadra come se fosse una cosa su un altro pianeta, ma la toccano quasi con mano. Quindi tutto il sistema sotto è spinto a sognare veramente con una cosa tangibile davanti: questo, penso, che sia il motore vero di quello che la Juventus ha creato negli ultimi anni. Adesso sta raccogliendo i frutti, ma penso che quella sia veramente la benzina di tutto. Dare opportunità ai ragazzi che sognano di poter arrivare in Prima Squadra ha fatto la differenza e oggi vedere Fagioli vedere è una grandissima soddisfazione. Poi possiamo fare una lista lunga un'eternità sotto questo aspetto. Il fatto che non vediamo molti giovani crescere facilmente all’interno delle big è un aspetto tutto a vantaggio dei bianconeri. Penso che vada fatto un grande applauso alla Juventus, perché, sia per quanto riguarda l'aspetto economico che quello tecnico, sia stato un successo molto importante”.

Quanto La rende orgoglioso aver contribuito a questo progetto e soprattutto aver marchiato anche la formazione della Prima Squadra?

Già quando lavori nella Juventus, sei orgoglioso perché comunque sei al top a livello calcistico. Quindi il fatto di aver vissuto per tre anni lì, di essermi confrontato, di aver visto o di aver solamente “respirato” il mondo Juventus è qualcosa di incredibile. Ti fa crescere, ti apre la mente sotto tanti aspetti. È stata un’esperienza bellissima. Oggi non sto lavorando, ma guardo qualsiasi partita a qualsiasi livello e io trovo dentro ragazzi che ho allenato in bianconero. Questo vuol dire che tutto il mondo Juventus ha fatto un lavoro eccezionale. In quasi tutte le squadre ci sono ragazzi che sono passati tra la Primavera e Next Gen lì a Torino”.

Secondo Lei, qual è un giocatore o i giocatori che possono fare il salto all'interno della Prima Squadra?

È difficile dire questo. Io posso esprimermi in maniera totale, perché ho tastato con mano l’ambiente e ho conosciuto la qualità dei ragazzi da dentro. Non sono soltanto quei 90 minuti che noi vediamo dall'esterno, no? Si tratta di vedere come si allenano, come si approcciano, quanto sono educati verso i compagni, verso lo staff, verso gli allenatori. Questo è un aspetto molto, molto importante. Alla Juve te lo insegnano molto. Quindi adesso fare un nome è un po’ antipatico. Anzitutto non li conosco, ma poi mi sono reso conto che, alla Juventus, il viaggio tra Vinovo e la Continassa avviene quando si hanno tante, tante qualità. Non bastano solo quelle tecniche”.

Quali obiettivi può ottenere da qui fino alla fine della stagione la Juventus?

Quando sentiamo i diretti interessati di un po’ tutte le squadre si cerca di eludere un po’ di pressioni. Tutti sembrano soffrire la “sindrome” del primo anno. Però, è chiaro che si gioca per vincere. Quando si è alla Juventus o nelle altre big, giochi per rientrare tra le prime. In un calcio moderno è fondamentale vincere lo scudetto, ma è importantissimo, sotto tutti i punti di vista, rientrare in pianta stabile in Champions League. E la Juve quest'anno deve assolutamente rientrare tra i primi 3/4 posti almeno”.