La crisi della Juve: squadra spenta, la resa di Allegri, Chiesa così non va
Se la Juve conquista un solo punto in tre gare, di cui due due giocate contro Empoli e Udinese in casa, la sintesi estrema è crisi. Non ci sono altri termini per definire il momento dei bianconeri, il rischio di buttare al mare quanto fatto fino ad un paio di settimane fa è concreto. Andare a caccia di colpevoli è esercizio sempre difficile e fastidioso, ma in un contesto di gruppo le responsabilità sono di tutti, distribuite però con percentuali diverse. In testa c'è Allegri. Fermo restando la confusione tattica e alcune scelte rivedibili, com'è possibile che la squadra sia priva di orgoglio, temperamento, furore agonistico e in generale palesi un deficit sotto l'aspetto mentale? Evidentemente le ultime tre giornate sono state preparate male, anzi malissimo. Inter a+7 e con una gara in meno, sogno scudetto ormai volato via. Rispetto alle solite dichiarazione da melina comunicativa, questa volta parole dal sapore di sentenza quelle del tecnico livornese: “L'Inter è più forte e lo sapevamo, ora pensiamo ai punti Champions”. Più resa di questa.
Ci sono poi le colpe inevitabili di chi va in campo. Tolti Szczesny, Bremer e Cambiaso, per il resto tutte insufficienze. Ovviamente da censura l'intervento di Alex Sandro in occasione del gol avversario. Siamo alle solite. Weah forse il peggiore: lo statunitense ancora non è entrato nel mondo Juve e siamo a febbraio. Chiesa senza dubbio era il più atteso. Torna titolare dopo 2 mesi. Nel primo tempo un paio di situazioni positive, il lancio con cui manda in porta Cambiaso e cross per Milik. Nella ripresa soliti strappi non produttivi, spesso si incaponisce e puntualmente la sua idea non va a buon fine. Sono ben 25 le palle perse da Federico, più di ogni altro compagno. Proteste e nervosismo hanno fatto il resto. Viene sostituito ad u quarto d'ora dalla fine. Nessuna scossa dai subentrati. Yildiz gioca mezz'ora e incide poco, anche perché impiegato nell'inedito ruolo di mezzala sinistra. Senza voto Nicolussi Caviglia, Iling Junior e Cerri, per il giovane romano esordio in prima squadra. Il loro ingresso somiglia più ad una mossa della disperazione che ad una scelta ragionata. La Juve ora deve resettare tutto, sabato si va a Verona. Perdere altri punti sarebbe deleterio. E inammissibile.
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