Cristian Zenoni a BN: "Milan-Juventus? Ecco come finirà. Giuntoli, prendi Koopmeiners!"

Nella sua carriera da calciatore ha disputato due stagioni di ottimo rilievo alla Juventus, che lo ha preso nell’ambito dell’affare che ha portato Filippo Inzaghi al Milan. Grazie anche al suo contributo, la Vecchia Signora ha conquistato due scudetti, una Supercoppa europea e ha giocato anche una storica finale di Champions League tutta italiana contro quel Milan, che Madama affronterà domani sera a San Siro per dare l’assalto al primato in campionato. Cristian Zenoni sa come si affrontano certi confronti e sa cosa vuol dire far parte di una grande squadra alla vigilia di un confronto importante. La sua esperienza in merito è stata svelata in ESCLUSIVA ai microfoni di Bianconera News, a cui ha parlato dell’andamento della stagione bianconera. Questa è certamente un’annata di ricostruzione, ma manca solo un elemento per poterla rendere già vincente. Per scoprire di chi si tratta, vi proponiamo il contenuto integrale dell’intervista.
Che impressione Le ha fatto la squadra in questo primo scorcio di stagione?
“Sinceramente ho visto la Juventus un paio di volte. Mi è sembrata un po’ altalenante sotto il profilo del gioco anche se, poi, a livello di punti la Juventus si trova nelle primissime posizioni, dove il mister e la società si aspettavano di essere. Pertanto, al netto di un gioco, che non è ancora quello che ci si aspetta, da tifoso mi posso ritenere soddisfatto dell’andamento della squadra”.
Quali sono le partite che ha visto in questa stagione?
“L’ho vista a Bergamo contro l’Atalanta, in cui la squadra ha espresso un gioco che non mi è piaciuto. Penso che, in quel caso, la Juventus sia arrivata a Bergamo per portare via il pareggio e ci è riuscita, non facendo una partita brillantissima. Poi mi è capitato di vedere la Juve anche in tv, in cui ho apprezzato più i risultati che gli alti e i bassi a livello di gioco. Nonostante ciò, la squadra sta rispettando l’obiettivo della zona alta della classifica. Tuttavia, adesso, bisogna restare aggrappati alle prime posizioni. Allegri vorrebbe il quarto posto, anche se questo piazzamento mi sembra un po’ riduttivo per la Juventus. La Vecchia Signora deve giocare per provare a vincere il campionato, non sperare di arrivare al quarto posto per entrare in Champions League. Poi, in questo momento l’Inter ha qualcosa in più complessivamente, però la Juventus può dire la sua in questa lotta”.
Anche questa Juve, vista a Bergamo, può competere per lo Scudetto? O ci sono dei margini di miglioramento che attendono la squadra?
“Sicuramente ci sono dei margini di crescita. Probabilmente, a Bergamo la squadra non era completa, perché mancava tutto l’attacco: in tal senso penso alle assenze di Milik e Vlahovic, che sono delle grandi risorse offensive per Allegri. Al di là di ciò, io non vedo tante altre squadre superiori alla Juve, al di là dell’Inter. Penso che il Milan e il Napoli sono al livello della Juve. Poi ci sono Roma e Lazio, che sono meno attrezzate dei bianconeri. Però, ciò che farà la differenza sarà la costanza di rendimento per tutto il campionato, che è lungo. Penso che la Juventus abbia una discreta rosa per arrivare fino in fondo, al netto delle perdite di Fagioli e Pogba, che costringeranno la società a tornare sul mercato”.
La rosa attuale della Juventus è stata affidata a Massimiliano Allegri, che è arrivato alla terza stagione nella sua seconda esperienza alla Juventus. Rispetto al primo ciclo, in cui guidava una squadra molto forte, questa volta si trova ad allenare un gruppo in ricostruzione. Secondo Lei, è l’uomo giusto per permettere alla Juventus di ridiventare una squadra di riferimento in Italia?
“Penso di sì, anche se non è giusto porre tutto il peso di un progetto sulle spalle dell’allenatore: se parliamo di ricostruzione, è bene ricordare che la Juventus ha ricominciato da un direttore sportivo importante come Giuntoli, che ha vinto a Napoli. In ogni caso, Allegri conosce benissimo la realtà bianconera in tutte le sue sfaccettature, quindi non vedo perché la Juventus non possa ritornare ai fasti di un tempo. La squadra non è competitiva come quella del suo primo ciclo in bianconero, ma è una buonissima squadra: ci sono dei calciatori importanti. Il cammino intrapreso è quello giusto, poi sono i risultati che daranno valore al percorso”.
Parlando di calciatori importanti per la Juventus, quali sono i profili più importanti su cui Allegri può fare affidamento per la ricostruzione della squadra?
“Ogni riferimento principale può essere rivolto verso Chiesa e Vlahovic, giocatori che hanno avuto grande mercato, ma che non sono stati ceduti. Partendo da questi due calciatori, poi, sarebbe importante dare fiducia ai giovani: si creerebbe un buon mix per poter basare la ripartenza. È logico che bisogna inserire ancora qualcosa all’interno della rosa…”
La Juventus sarà costretta a fare a meno di Pogba e Fagioli, due giocatori utilissimi nell’innalzare la qualità della squadra a centrocampo. Secondo Lei, la squadra presenta le risorse per sostituire in casa queste due pedine oppure dovrà ricorrere al mercato? E, in questo senso, quali sono i giocatori che possono rimpiazzarli?
“Non vedo altri giocatori del livello di Pogba e Fagioli nel centrocampo della Juventus. È difficile sostituire Pogba o Fagioli, le cui assenze creeranno qualche problematica nelle scelte di Allegri. Come abbiamo già detto, qualcosa sul mercato andrà fatto: io vedrei benissimo Koopmeiners a Torino. È un giocatore che può dare buone garanzie in tutte le zone di metà campo: è in grado di giocare a livelli massimi sia da interno che più avanti. Alla Juve potrebbe servire. Poi, però, sarà Giuntoli l’uomo che ha le competenze per valutare il profilo giusto per la Juventus”.
Ha nominato Giuntoli nelle Sue considerazioni: la Juventus si ritrova ad avere un dirigente importante e navigato dopo aver reinventato dei profili in ruoli cruciali. Quanto è importante avere una figura così centrale come un direttore sportivo esperto come Giuntoli?
“Ha un’importanza fondamentale. Un progetto tecnico e sportivo non funziona solo con l’allenatore giusto, ma anche grazie alla presenza di una società forte. In quest’ultima struttura vanno evidenziate le presenze del direttore sportivo, il direttore generale e l’apice della “piramide”. Ma chi meglio del direttore sportivo, che è a stretto contatto con l’allenatore e la squadra può dare una mano sia nei momenti più felici che in quelli più complicati? Il direttore sportivo non è solo quello che non sbaglia la scelta di mercato, ma è anche quello che gestisce la vita dello spogliatoio, insieme all’allenatore”.
Veniamo a Milan-Juventus: Lei ha vissuto l’atmosfera di questa partita, soprattutto rappresentando i bianconeri. Come si viveva l’avvicinamento a questa partitissima, come si preparava questo evento e che considerazione assumeva questo confronto contro i rossoneri?
“Probabilmente Milan-Juventus è una di quelle partite, la cui preparazione viene naturale e in automatico. Sappiamo che rivalità sussiste tra questa due squadre: il livello di attenzione diventa altissimo e riguarda tutti gli aspetti di campo e non. Far bella figura contro il Milan vuol dire essere tra le squadre top in Italia ed entrambe già lo sono. Inter, Milan e Juventus sono le tre compagini più blasonate nel nostro campionato. Chi riesce a primeggiare tra queste squadre, ha molte probabilità di vincere lo scudetto”.
Qual è il confronto diretto tra Milan e Juventus che Lei ha vissuto da calciatore e che Le è rimasto maggiormente impresso?
“Mi è rimasta impressa la semifinale d’andata di Coppa Italia della stagione 2001-2002. Giocavo titolare e sono riuscito a fare un assist a Del Piero sul goal del definitivo 1-2 a San Siro. In quel caso ho partecipato a un’azione importante, che ha permesso al Capitano (Del Piero, ndr) di realizzare la rete decisiva. Quell’episodio mi ha inorgoglito, perché sono riuscito a dare una mano alla squadra. È stata una grande soddisfazione”.
Come finisce Milan-Juventus domani?
“Bella domanda…è una partita aperta a qualsiasi risultato. Non penso che una delle due squadre sia più avvantaggiata rispetto all’altra. Pensano che entrambe partano alla pari. Tutte e due le squadre devono cercare il risultato pieno per determinare il loro cammino. Chi riesce a portare a casa i tre punti, penso che avvalorerà il proprio percorso. Vincere contro grandi squadre dà autostima”.
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