Avv. De Rensis: "Per la Juve non credo a scenari catastrofici, il calcio ha bisogno di riforme immediate"

L'avvocato Antonio De Rensis è uno dei massimi esponenti del diritto sportivo in Italia, un professionista che ha assunto la difesa di atleti, dirigenti e società nei principali processi sportivi tenutisi nel nostro Paese. Già nel pool di esperti a difesa di Antonio Conte quando allenava la Juve, l’avvocato si è soffermato sui temi inerenti l’inchiesta Prisma e il momento del calcio nostrano.
Il suo primo pensiero, da osservatore di calcio, circa la fine dell’era Andrea Agnelli
“Dispiaciuto umanamente perché una storia bellissima come quella di Andrea Agnelli non doveva finire così, qui purtroppo il lieto fine non c’è stato, a torto o ragione lo dirà la giustizia ovviamente. Certamente un grande dispiacere per un Presidente che ha ottenuto fantastici risultati sportivi che meritava un epilogo diverso, ma gli eventi, con alcune piccole imperfezioni nella gestione, hanno portato a questa conclusione”
Un suo parere sulle intercettazioni, tema nodale di questa inchiesta
“Qui c’è un grande equivoco da parte di qualche direttore di giornali e mass media, magari un po’ giustizialista, quando vanno in tv o fanno dichiarazioni pubbliche. Quando un'indagine si chiude, viene detto che gli atti sono pubblici, questa è un'inesattezza. Gli atti possono diventare pubblici quando un processo è definitivo, con una sentenza inequivocabile. Io non so chi ha diffuso le intercettazioni, però non è detto che siano uscite con certezza dalla procura. Queste intercettazioni sono nelle mani di: Procura della Repubblica, polizia giudiziaria, cancellieri e gli avvocati interessati, o degli imputati o di parte civile. Se questi atti arrivano ai giornali giungono da una di queste fonti, non certo da un passante o da qualche altra situazione. A quel punto vanno fatte valutazioni cristalline, perché le intercettazioni sono state diffuse? Un quesito a cui andrebbe data una risposta, a prescindere dalla forza e chiarezza delle stesse intercettazioni, senza dimenticare che sono decontestualizzate. Da avvocato dico che ciò non dovrebbe accadere, mi pare chiaro”
Quali sono i rischi in cui potrebbe incorrere la Juventus?
"I binari tra giustizia ordinaria e sportiva sono paralleli e distinti, ma con scambio di informazioni. Sarebbe ipocrita non considerare la storia della giustizia sportiva. Ricordo persone annientate, conclusioni di processi sportivi diametralmente opposti a quelli penali, inoltre non è vero che la giustizia sportiva sia necessariamente più veloce di quella ordinaria. Abbiamo visto processi sportivi che sono durati due anni, mentre altri due mesi. Io non conosco le carte e a oggi non posso conoscerle, ma in linea teorica, in base a quello che si è potuto dedurre, non vedo scenari catastrofici per la Juventus. E’ inutile nascondere che una figura centrale (Paratici nda) potrebbe diventare importante se la Juventus dovesse arrivare ad un dibattimento in tribunale. Il processo penale avrà ampio margine per le difese e durerà parecchio tempo, dal punto di vista sportivo la figura centrale succitata potrebbe rivelarsi pesante. Personalmente non amo le criminalizzazioni delle società di calcio, troppo facile accanirsi sulle ferite momentanee, piuttosto bisognerebbe riformare la base, fare un bagno d’umiltà e mutare le regole, il moralismo che si scatena nel calcio ogni volta che si crea una situazione critica mi da molto da pensare. Io il calcio da dentro l’ho vissuto, l’ho visto, sono stato per anni l’avvocato di Macalli, presidente di serie C, ho difeso tante persone in processi sportivi, credo di conoscere i meccanismi perché li ho studiati e vissuti, il calcio è un mondo malatissimo ma non c’è la volontà di sanare ma solo di far andare via la febbre del momento”
Riforme necessarie quindi?
“Il calcio avrebbe bisogno, in alcuni ruoli, di persone scelte per il proprio curriculum con acclarate competenze, con gli apparati si fa poca strada. Il caso D’Onofrio ne è un esempio lampante, con le dimissioni lentissime e obbligate di Trentalange, di fronte a questo tipo di situazioni quali speranze possiamo avere? Servirebbe un uragano di indignazione sui mass media per evidenziare certe storture”
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