Analisi tattica: da Torino a Bergamo due Juventus diverse, ma stesso risultato

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di Nerino Stravato

Spesso ci si chiede se da un pareggio bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Le due sfide ravvicinate del derby dalla Mole e della trasferta del Gewiss Stadium possono essere l’esempio di come interpretare un bicchiere a metà “carico”. Sicuramente è mezzo vuoto quello alla fine dei 90 minuti contro i cugini granata. Nettamente mezzo pieno quello della sfida contro la squadra di Gasperini. 

A Bergamo la Juventus si presenta con una formazione diversa rispetto al sabato precedente sia negli uomini (Locatelli e Cambiaso dall’inizio per Douglas Luiz e Mbangula), che nel modo di interpretare la partita. Nella fase di non possesso, fino al gol del vantaggio, i bianconeri tornano ad aggredire alta la costruzione avversaria con molto più coraggio mostrato rispetto al derby. Yildiz e Nico Gonzalez vanno in pressione sul centrale di riferimento nella fascia di competenza. A turno, invece, Koopmeiners e Mckennie vanno a pressare il centrale della linea a 3 dell’Atalanta e a schermare il primo passaggio in verticale. Locatelli e i difensori della linea a 4 scelgono di andare forte in pressione sui rispettivi riferimenti a uomo, cercando di sporcare sempre la costruzione dei nerazzurri. In fase di possesso due sono le chiavi importanti. La prima è stata vista anche nel derby, ma interpretata da Douglas Luiz e si può individuare in Locatelli: il capitano bianconero si abbassa sulla linea dei centrali a costruire gioco. I due centrali così possono provare ad allargarsi e a sfruttare l’ampiezza. L’altra sta nel non schierare rifermenti offensivi, ma lasciare libertà ai 4 davanti di scambiarsi spesso posizione e cercare gli spazi liberi. Questo, insieme alla ricerca di “1-2” con il compagno in appoggio spalle alla porta che restituisce palla di prima intenzione, manda fuori giri le marcature uomo su uomo della Dea, con conseguenti praterie a disposizione per i bianconeri. Il gol del vantaggio è il giusto premio a questo coraggio della Juventus. Locatelli costruisce basso e serve Mckennie in profondità. Con un controllo perfetto, lo statunitense attacca lo spazio e serve sulla corsa Kalulu che arriva da dietro. Il centrale francese anticipa Carnesecchi e insacca. Dopo il vantaggio, però, Motta sceglie di difendersi con una linea a 5: Mckennie e Cambiaso si abbassano a fare i quinti. Forse troppo presto. Già, perché, così facendo, l’Atalanta inevitabilmente guadagna campo e aumenta la pressione offensiva. Anche se non è così che arriva il pareggio: l’1-1 è frutto degli ennesimi errori individuali della stagione. Sul pallone messo in mezzo da De Roon, Cambiaso è troppo passivo e si fa sovrastare facilmente da Bellanova di testa. Savona non legge il movimento di Retegui e Di Gregorio non è impeccabile nella reazione.

La prova è sicuramente incoraggiante rispetto a quella offerta visto contro i granata, visto che la squadra ha dimostrato miglioramenti anche in termini di pericolosità sulle palle inattive. Certo se Yildiz avesse messo la ciliegina sulla torta alla sua prestazione, servendo a Mbangula la palla del 1-2 al 91’, il bicchiere sarebbe stato pieno abbondantemente. Ma il coraggio visto a Bergamo per 60 minuti da parte della Vecchia Signora, deve essere di stimolo per affrontare questa seconda parte della stagione per centrare l’obiettivo minimo irrinunciabile: la qualificazione alla prossima UEFA Champions League.