La Juventus trovi il coraggio di osare, Allegri ascolti l’antico maestro
La carrozza bianconera, in volata dopo otto successi consecutivi, si è di colpo trasformata in una zucca. Allegri ha avuto grande merito in questo filotto di vittorie, per lui sono arrivati consensi ed elogi. Ma a Napoli, non ce ne voglia, i suoi errori sono stati da matita rossa. Il primo è un errore di Ancelottiana memoria. Chiesa ha ricordato Thierry Henry durante la sua sfortunata parentesi bianconera. Allontanarlo dalla porta significa concedere un vantaggio alle difese avversarie. Costringerlo a compiti tattici di marcatura in fase di non possesso - soprattutto dopo il pesante infortunio del recente passato - lo ha inevitabilmente condotto ad essere poco lucido in quella di costruzione. Non crediamo che il problema della Juventus asfaltata a Napoli sia esclusivamente legato alla pochezza energetica, così come evidenziato da Allegri nel post partita. C’è dell’altro ed è da ricercare nei motivi che hanno portato la squadra a sciogliersi come neve al sole dopo il momentaneo 3-1 azzurro.
Allegri finirà la stagione. E poi? La Juventus dovrà tornare alle origini. A riscoprire e lanciare allenatori. Trapattoni sposò il bianconero dopo essere stato il vice di Giagnoni. Il primo Lippi veniva da una buona stagione al Napoli dopo alcune in chiaroscuro. Conte era reduce dall’exploit di Bari e dalla delusione di Bergamo. Quando la Vecchia Signora si rese conto che con Sarri vincere non era l’unica cosa a dover contare, venendo di fatto meno ai suoi princìpi, gettò nella mischia Pirlo che ancora gattonava e che, nonostante tutto, aggiunse due coppe in bacheca.
Allegri è un vincente, lo ha dimostrato nella sua importante carriera, ma è una minestra riscaldata, un già visto che regge finché c’è l’orgoglio a sostenerlo. Non sempre le minestre riscaldate hanno lo stesso sapore di quella del ritorno di Lippi, che si pentì quasi subito di aver colto la mela del peccato Morattiano nel giardino dell'Eden nerazzurro. Il Paul Newman di Viareggio tornò alla Juventus per completare un percorso che, quelle precipitose dimissioni rassegnate dopo il 2-4 casalingo della sua Juventus contro il Parma in una partita di campionato di di due anni e mezzo prima, avevano bruscamente interrotto. Puntando su Allegri, la Juventus pensava di andare sul sicuro, ma così non è stato. Troppe vicende calcistiche - e non - hanno inciso sulla stagione. In più ci sono le voci dell’arrivo di Zidane o del ritorno di Conte, e con queste ipotesi occorre convivere.
Conte rappresenterebbe un altro film già visto, Zidane è inattivo da due anni, ma ha vinto tre Champions League. E allora, in attesa del domani - che come amava sussurrare Lorenzo il Magnifico, è privo di certezze - c’è solo una strada da seguire: osare di più, giocare a briglie sciolte. Allegri per una volta ascolti l’antico maestro: Galeone non avrebbe mai permesso ad un attaccante di fare il terzino. Allegri avrà pure le sue idee, l’autocritica non sempre gli è appartenuta, ma una telefonata verso Udine potrebbe restituirgli la carica giusta per affrontare al meglio i prossimi impegni di campionato e di Europa League.
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