Massimo Zampini: "La lotta al razzismo non ammette ipocrisie"

Con un articolo su Tuttosport, l’avvocato e opinionista Massimo Zampini, cofondatore della community di Juventibus, mette in luce la differenza di risonanza mediatica e di trattamento da parte delle istituzioni che hanno i singoli casi di razzismo nel calcio. La riflessione parte da un caso risalente allo scorso anno: gli ululati razzisti contro Lukaku in Juventus-Inter di Coppa Italia, giustamente condannati con severità dalle istituzioni, dai tifosi e anche da calciatori internazionali, e per cui si era mobilitata l’agenzia dello stesso calciatore, chiedendo le scuse del club bianconero. Club che, ricordiamolo, si era prontamente mobilitato per identificare i responsabili (171 soggetti poi sottoposti a Daspo), grazie ai moderni sistemi di telecamere e audio dello Stadium. Gravina intervenì poi per togliere la squalifica a Lukaku, concedendogli la grazia "in via eccezionale e straordinaria".
Ciò che stride è il confronto con altri casi di razzismo, ugualmente deprecabili ma, almeno apparentemente, non ugualmente importanti per media e istituzioni. Zampini ricorda i cori contro Kean a Cagliari e contro Vlahovic da parte dei tifosi atalantini. L’ultimo caso riguarda Mckennie, oggetto di insulti razzisti nella partita casalinga contro la Lazio in Coppa Italia, curiosamente non uditi dagli ispettori federali. Anche in questo caso, silenzio tombale, ad eccezione del lodevole comunicato della Juventus: “Le prime pagine parlano di calcio, Abodi e Gravina hanno altro a cui pensare, i giocatori di tutto il mondo forse non sanno neanche cosa sia accaduto, l’agenzia attivissima l’anno scorso ha altre battaglie da portare avanti”, scrive Zampini. Chiosando poi amaramente: “L’episodio lo conosciamo noi juventini”.
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