Il ricordo commovente di Mauro per Vialli: "Festeggiamo l'esempio, l'amico, il miracolo del calcio"
5 gennaio 2023-5 gennaio 2025. Sono passati due anni da quando Gianluca Vialli ci ha lasciati. Nonostante ciò, come si suol dire, mai nessuno muore veramente finchè vive nel cuore di chi resta. E il capitano della Juventus, che sollevò la Champions League nel 1996, vivrà per sempre nel cuore di Massimo Mauro. Per l'occasione dell'anniversario dalla morte del suo più grande amico, l'ex fantasista della Vecchia Signora ha dedicato una lunga lettera. Eccone il contenuto, che esalta "l'esempio, l'amico, il miracolo del calcio".
"Festeggiamo l’esempio, l’amico, il miracolo del calcio. Il lascito di Gianluca Vialli, a due anni dalla sua scomparsa, è fatto di presenza, insegnamenti, gratitudine. Mi piace chiamarlo miracolo del calcio. Mi piace perché ci rivedo dentro lo spirito, il coraggio, tutti gli insegnamenti di Luca. Mi piace chiamarlo così perché è talmente forte da essere in grado di annullare in un lampo quelle tensioni, quelle violenze, tutte quelle assurdità che troppo spesso si creano intorno a una partita di pallone per restituirne il significato più autentico.
La vicenda di Bove è un miracolo del calcio. Lo è per il suo epilogo, certo. Ma lo è anche per un altro motivo. Quando, infatti, il giocatore della Fiorentina cade a terra vicino a lui, primo a intervenire in modo determinante è Cataldi. Due ragazzi nati ai due estremi della Capitale, il primo cuore giallorosso, il secondo biancoceleste. Cresciuti da avversari nei rispettivi vivai e a un certo punto entrambi lasciati allontanare. Direzione Firenze.
Lì, stessa maglia viola, diventano compagni, ma soprattutto amici, amici del cuore. Perché questo fa l’incontro di persone, più prorompente di qualsiasi fede calcistica. L’incontro tra persone crea dialogo, condivisione, conoscenza, rispetto, abbracci, affetto. Quell’attimo in cui Cataldi tende una mano alla vita di Bove è un miracolo del calcio che racchiude tutta la potenza del calcio. La stessa potenza che ha reso Luca l’uomo che è, lui che attraverso il calcio ha sempre pensato di poter essere utile nel suo presente e anche in questo futuro che, è vero, è fatto di assenza.
O forse no: perché ogni volta che si parla di situazioni motivazionali, di come affrontare un impegno, del valore di una sconfitta o del significato di una vittoria il riferimento è spesso a lui. Al suo esempio, al suo modo di vivere la quotidianità, anche quella dell’ultimo periodo schiacciata dalla malattia eppure da lui affrontata sempre a sorriso aperto. Ho vissuto al suo fianco quell’ultimo periodo.
Lì ho ricevuto il lascito più prezioso, nel quale Luca mi ha insegnato l’importanza del percorso, l’importanza di puntare con determinazione sempre alla vittoria, certo, ma attraverso una strada bella, rispettosa di tutti, in cui non conti solo l’obiettivo finale, ma, appunto, la strada. Lì ho visto un altro “miracolo del calcio” e continuo a vederlo ogni volta che il suo esempio viene ammirato, quasi studiato, proprio come lui desiderava.
Fonte inesauribile di ispirazione per vivere un momento così gioioso qual è una partita di calcio con lo spirito che aveva lui. Questo è il dovere, ma soprattutto il piacere, che noi della Fondazione abbiamo assunto: quello di festeggiare ogni volta che il calcio ci regala un miracolo, ogni volta che il calcio ci dà l’opportunità di parlare di Luca, di prenderlo a esempio, di essere grati di poter custodire un tesoro così prezioso. Anche in questa occasione, festeggiamo. L’esempio, l’amico, il miracolo".
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