Che fine ha fatto la Juve? - Le contropagelle di Marco Sanfelici
LECCE – JUVENTUS 1 a 1
PERIN 6,5 Prima parte abbastanza tranquilla. Ad inizio ripresa, con i compagni rimasti negli spogliatoi blocca a terra 3 tiri pericolosi di un Lecce che vede la possibilità di offendere. La parata più bella viene vanificata da un offside, ma è indicativa della sofferenza distribuita con l’aspersorio. Incolpevole sul pari, ma quanto gli devono girare…
DANILO 6 Sufficienza per tutto ciò che deve sopportare da capitano, in mezzo a una banda di “ciucchi”. A conti fatti è quello che corre meglio della difesa: roba da matti.
KALULU 5,5 Della serie: se ho la palla mi fermo, mi guardo intorno e poi decido se tenerla o privarmene. Oso sperare che non sia dettato da ordini di panchina.
GATTI 5 Si fa soffiare la palla da Rafia nel 1° tempo e gli va bene. Tiene però con tutto il mestiere e anche qualcosa di più il castigamatti Krstovic e non si capisce perché, con ancora 1 terzo di partita, Motta lo tolga, spostando Danilo al centro. Giampaolo inserisce 2 punte, Motta non cambia nulla e Rebic pareggia. Ma proprio non serviva Gatti? (ROUHI 5,5 Ci prova, ma non basta vestire la maglia per poter giocare nella Juve)
CAMBIASO 5,5 Dottor Jekyll e mister Hyde. Prima frazione, da migliore di gran lunga, con slalom di possesso e personalità. Ripresa sulla stessa falsa riga, propizia il vantaggio con la collaborazione di Gaspàr in autorete. Ma a tempo scaduto si incaponisce in un dribbling scellerato, invece di controllare il possesso palla con un passaggio. Palla recuperata dai salentini e azione del pari. Riflessione: lo scorso anno sarebbe andato sotto processo, forse con Motta la sfanga. E da questo si comprendono molte cose…
THURAM 5 Entra in gioco tirando da 0 metri a porta vuota contro il palo più lontano, roba da Circo Medrano e da lanciatore di coltelli. Si muove ad intermittenza e non sostiene che fievolmente la sostanza della terra di mezzo. Sparisce poco per volta, uscendo con un bel paio di Espadrillas ai piedi (FAGIOLI 5,5 Dunque, faccio mente locale per trovare qualcosa di eclatante da sottolineare e trovo un giallo preso in uscita dall’area leccese. Fine.)
LOCATELLI 6,5 102 passaggi nella partita. Una volta si facevano 102 punti in classifica, ora ci si accontenta delle palle toccate da Locatelli. Assomiglia però sempre più a Giovanni Battista: “voce che grida nel deserto…”
CONCEICAO 6 Lezione di come uscire dai capannelli palla al piede. Pericolo costante sulla sinistra dello schieramento difensivo giallorosso, ma la carne è poca e il fumo si alza verticale. (PUGNO S.V. Esordire a 18 anni e tornare mesto negli spogliatoi)
KOOPMEINERS 6 Avanti, Percassi, i soldi lo abbiamo fatti vedere; ora facci vedere “cammello”. Perchè il “cammello” a Torino non à ancora arrivato… Gioca a tutto campo, da mediano a trequartista, ma con esiti francamente modesti. Prova anche a suggerire in area, quando in area ci dovrebbe andare lui. Ma mettere Koop al posto di Vlahovic?
YILDIZ 5 Una sola palla giocata in 95 minuti e ci pensa Thuram a sprecarla, dopo solo 6 minuti. Il resto del match vede il turchetto in versione Proust: alla ricerca del tempo (di gioco) perduto. Sempre combattuto tra crossare o convergere per tirare, molto spesso non riuscendo a fare né l’una cosa né l’altra. (MBANGULA 5,5 Prova ad entrare in area per vedere l’effetto che fa, ma muore lì)
WEAH 5 Pensando alla prestazione dell’americano, sorge un diffuso senso di impotenza, mischiato ad un intenso dolore determinato dalla desolazione. E si fa tutta la partita… segno evidente che in panchina mancano biblioteche di cultura calcistica.
THIAGO MOTTA 4 D’accordo, 9 giocatori non si concedono nemmeno al Pozzo Strada, ma non è la giustificazione per un tecnico che non si schioda dal suo modulo, anche quando l’avversario attacca con 3 punte. Se non hai giocatori, magari escogiti qualche cambio tattico (a 3 dietro, ad esempio), ma è necessario conoscere le alternative. Se la squadra avversaria alza la testa e si fa pericolosa oltre misura, togliere un centrale, seppur non al massimo, e rimanere a 4, è un suggerimento al collega dirimpettaio che 2 punte in più possono venire utili. E se alla fine la paga arriva proprio da una di quelle punte, l’unica cosa che resta è quella di dire “mea culpa”. A Lecce Thiago Motta tocca con mano in modo spietato che cosa significhi allenare una squadra blasonata e non una provinciale. Ci sarebbe da convocarlo e chiedergli a brutto muso quali siano le sue intenzioni: perché galleggiare non si addice alla Juventus. E dato che, con una mossa da inadeguati, gli introiti dalla qualificazione al turno successivo della Champions sono già stati messi a bilancio, ci sarebbe da chiedergli se intende continuare ad ordinare ai suoi il gioco spumeggiante del Bologna. Motta ha l’obbligo di accorgersi che la ricreazione è finita e che da ora si deve fare sul serio. Perchè la Juve è un’altra cosa da questa strana creatura. Pensiero terribile: chi ha il carisma di chiamare Motta a rapporto? Forse la proprietà? La presidenza? No, il direttore sportivo. Se poi però a domanda secca sul rientro di Vlahovic, la risposta del D.S. è: “Boh”, a me montano i sudori freddi, per non dire altro ed evitare conseguenze.
Marco Edoardo SANFELICI
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