Caso Fagioli, l'avv. Di Cintio:" Ancora tutto da dimostrare. Un atleta non dovrebbe scommettere su nulla"

A parlare del caso di scommesse che vede coinvolto Nicolò Fagioli è stato a La Presse l'avvocato Cesare Di Cintio, specializzato in diritto dello sport: "Stiamo parlando di una ipotesi tutta da dimostrare. Siamo ancora in una fase preliminare: deve essere provata l’identità di chi ha effettuato le scommesse, la liceità o meno della piattaforma e se è stata effettuata una scommessa sul calcio. L'articolo 34 del codice di giustizia sportiva è un principio cardine nell'ambito dell'ordinamento federale. Per aver violato la norma è prevista una sanzione minima dell'inibizione o la squalifica non inferiore a tre anni più una ammenda da 25 mila euro. Qui si tratta ancora di una situazione in fase di indagine, che si è sviluppata on line, e quindi non è detto neanche che sia il giocatore che abbia effettuato direttamente le scommesse. Ci deve essere dunque prima la prova dell'effettiva colpevolezza, dopodiché i rischi sono quelli che ho detto prima".
Poi ha aggiunto: "Se un calciatore può scommettere su altri sport? La questione è molto dibattuta. Su questo c’è una sentenza del collegio di garanzia che fa riferimento a un tennista che aveva scommesso su un altro sport. Inizialmente era stato condannato e poi prosciolto. Ma c’è da dire che un atleta non dovrebbe effettuare scommesse di nessun tipo. Se pensiamo che il settore sportivo dovrebbe essere ispirato a principi di lealtà probità e correttezza, è chiaro che di per sé scommettere non è un reato ma non rientrerebbe in quei canoni. Da libero cittadino uno può fare quello che vuole e scommettere quando la scommessa è lecita, ma quando aderisci ad un singolo ordinamento accetti le regole di quell’ordinamento. E le regole della Figc sono molto stringenti".
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