Dottor Jekyll o Mr. Hyde? La Juventus è diventata una "questione personale" che la rende incostante e imprevedibile
Siamo ormai a fine gennaio e non riuscire a capire la vera identià di questa Juventus è francamente raccapricciante. Perché puoi essere bella o brutta, puoi funzionare o non funzionare ma vuol dire che, in un senso o nell'altro, hai un'identità, segui una direzione che può migliorare o cambiare. Questo volto indecifrabile, questo continuo cambio di passo senza alcuna garanzia, anche al netto del recupero di quasi tutta la rosa lascia spazio ad inquietanti interrogativi. C'è un allenatore e una squadra. Ma chi segue chi? La squadra crede nelle idee di Motta? E Motta crede nelle potenzialità dei suoi uomini? La formazione iniziale sembrava anche affascinante, ma poi i cervelli e il motore, in particolare Nico e Koopmeiners hanno fallito approccio e interpretazione, lasciando tutto sulle spalle e nelle idee di Douglas Luiz che il suo, senza infamia e senza lode, lo ha fatto.
Ma il dato più inquietante è che chi è entrato dalla panchina, e aveva la possibilità di dare un importante contributo, non ha inciso, anzi si è allineato alla mediocrità interpretativa dei personaggi in cerca d'autore scesi in campo nel primo tempo. Ma attenzione, questa non è una squadra scarsa, non è una Juventus mediocre, magari lo fosse, basterebbe cambiare gli interpreti. Il problema è più profondo, più difficile da capire e risolvere. La sensazione è che la Juventus sia diventata un affare personale. Per Motta, che si incaponisce con alcune idee o uomini che non funzionano, che "punisce" chi va motivato e non panchinato; che si arrabbia pubblicamente mostrando nervosismo invece di trincerare i malumori nello spogliatoio. Purtroppo però questa Juventus sta diventando anche una questione personale per qualche giocatore: per chi si sente imprescindibile, chi pensa di poter essere salvatore della patria, chi si autoatribuisce un ruolo da leader senza conoscere la Juventus chi cerca gloria personale anteponendola alla squadra. Ed è questo il primo bug di sistema da risolvere: il famoso "noi" evocato da Giuntoli attualmente non esiste.
Poi, per carità, la qualificazione ai play off in Champions è garantita, in campionato il quarto posto è alla portata e la possibilità di centrare gli obiettivi c'è tutta, ma ogni partita continua a raccontare una storia diversa in quello che è un percorso schizzofrenico che rende poco comprensibile il futuro di questa stagione. Manca equilibrio, serenità e continuità. E tutto è riconducibile al dialogo che c'è o non c'è tra squadra e allenatore, tra prevalenza dell' "io" (dello stesso allenatore) sul "noi". La domanda più complicata a cui rispondere è: che Juventus vedremo a Napoli? E l'impossibilità di poter dare una risposta a questa domanda inquadra al meglio la situazione.
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