Repubblica - Tacconi: 'Il calcio è diventato noioso. Mio sogno è aprire un ristorante'

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Stefano Tacconi
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
lunedì 14 ottobre 2024, 09:37Altre notizie
di Luca Cimini
L'ex portiere della Juventus ha raccontato il match fra la squadra bianconera e il Napoli, che ha seguito dall'Allianz Stadium di Torino

In un'intervista a Repubblica, Stefano Tacconi, ex portiere della Juventus, ha espresso la sua frustrazione riguardo all'evoluzione del calcio moderno, descrivendolo come “di una noia mortale”. Tornato a vedere una partita, in particolare il big match Juve-Napoli, Tacconi ha commentato che il gioco attuale non riesce a suscitare le stesse emozioni di un tempo.

Le dichiarazioni di Tacconi sulla differenza fra portieri del passato e quelli attuali

“Noi portieri eravamo dei pazzi,” ha dichiarato Tacconi, rimarcando come la figura del portiere oggi sia cambiata. “Adesso sono tutti a modino e giocano con i piedi. Io, appena avevo la palla, la tiravo più lontano che potevo.” Questa riflessione mette in luce la nostalgia per un calcio più diretto e meno condizionato dalle moderne filosofie di gioco.

Tacconi ha anche svelato il suo sogno di aprire un ristorante, un progetto che ha in mente da quando si è risvegliato. “Specialità umbre, dalla porchetta in poi,” ha detto con entusiasmo. “Vino e cibo a quindici euro.” La passione per la gastronomia sembra essere una nuova avventura per l’ex portiere, che desidera coniugare i sapori della sua terra natale con un’esperienza conviviale per i clienti.

Stefano Tacconi sulla gestione dei giocatori

Riguardo ai giocatori del presente, Tacconi non ha risparmiato critiche. Se avesse avuto la responsabilità di allenare talenti come Antonio Cassano e Mario Balotelli, “li avrei presi a calci in culo non so fino a dove.” Un modo per esprimere il suo disappunto verso comportamenti che ritiene poco professionali.

Infine, ha aggiunto una nota personale: “Da dirigente, a quelli come Tacconi avrei detto di fumare e bere meno. Che poi è quello che mi dicono Laura e Andrea, i miei dirigenti.”