Lotito: "Si parla di presidenti paperoni, ma non è così. Sono solo calciatori e agenti"

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di Daniele Petroselli

Dal palco del Festival dello Sport a Trento, il presidente della Lazio Claudio Lotito ha parlato anche della situazione del calcio italiano: "Le norme devono trovare il consenso, ma se noi continuiamo a sparare sul calcio... Si parla di presidenti paperoni, ma non è così. Qua i paperoni sono solo calciatori e agenti. Il presidente deve fare i conti alla lira, per portare avanti una società in termini di autosussistenza. Quando sono arrivato la Lazio fatturava 84 milioni e ne spendeva 86. E aveva oltre 500 milioni di debiti. Oggi è impensabile, altrimenti non ti iscrivi al campionato. Abbiamo norme sportive stringenti. Ma ci sono altre cose aberranti, retaggio di norme di tanti anni fa".

E per questo chiede: "Iniziamo a riformulare la figura del giocatore: un giocatore di Serie A che prende 5 milioni è un dipendente o un libero professionista? Oggi ha i diritti del dipendente e i doveri del libero professionista e non è possibile. Basterebbe cambiare 5-6 formulette. Il Decreto Dignità impedisce di fare pubblicità in diretta, non puoi mettere per esempio le sponsorizzazioni delle scommesse sulla maglia. Ma a marzo lo stato darà in concessione le macchinette di video poker e le sale bingo... Noi invece ne subiamo solo le conseguenze senza avere il ritorno economico. Una piccola percentuale, come successo in Francia, non si può mettere a disposizione dei club? Parlo dello 0,5%, dell'1%, cifre che non andrebbero a incidere sullo stato. Lo stato ha 1526 miliardi di mancate riscossioni, poi contesta e fa la guerra a un sistema che produce 1,2 miliardi come il calcio... Dovremmo creare un comitato per le scommesse, le pubblicità in diretta, le norme sugli stadi, che comprenda biglietti, beverage e food. E poi c'è il tema del Decreto Crescita: uno come Lukaku viene in Italia se ha un vantaggio economico, altrimenti no. E se non viene lo stato così perde l'incasso... Ci sono delle anomalie e delle strumentalizzazioni legate alla cattiva informazione e al pensare il calcio in modo sbagliato".