Padovano racconta il suo dramma alla Gazzetta: "Ho pianto quando mi hanno prosciolto. La Juve? Magari mi chiamasse"
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l'ex attaccante della Juventus Michele Padovano ha raccontato il proprio calvario, 17 anni di un incubo iniziato nel 2006, quando venne arrestato con l'accusa di favoreggiamento nel traffico internazionale di stupefacenti: "Non ho mai rinnegato le mie origini - ha raccontato Padovano - Sono cresciuto nella periferia torinese e qualcuno dei miei vecchi amici ha preso strade sbagliate, gli prestai dei soldi senza sapere cosa ne avrebbe fatto ma da questa storia ho scoperto che non sempre si può fare ciò che si vuole con il proprio denaro. Sono stati 17 anni lunghi e quando mi hanno prosciolto ho pianto e abbracciato i miei figli. Il mondo del calcio? Quasi tutti si sono dimenticati quasi tutti di me, soltanto Gianluca Presticci, un compagno dei tempi del Cosenza e Gianluca Vialli mi sono rimasti vicini.
Vialli mi ha fatto sentire il proprio supporto anche quando ha iniziato a star male, è stato molto importante per me. Tornare nel mondo del calcio? Mi piacerebbe, se in 17 anni non si sono dimenticati tutti di me. La Juve sarebbe il massimo, sono ancora legato ai bianconeri, restano la mia squadra".
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