L'insostenibile leggerezza dell'essere antijuventino sbarca in Parlamento
Il poeta Milan Kundera ci scuserà se prendiamo in prestito il titolo del suo famoso romanzo per connotare l'odio (sportivo) nei confronti della Juventus, ormai sbarcato in Parlamento. La questione ha ha radici antiche, innaffiate però continuamente. Questa volta da personaggi politici di una certa rilevanza. Una settimana fa Ignazio La Russa ha detto: “Avrei voluto fare il Ministro dello Sport per affossare la Juve”. Un paio di giorni dopo attraverso una lettera a Tuttosport sono arrivate le scuse, almeno così è sembrato: “Una battuta, ma non mi pento”. A dire il vero, il noto tifoso dell'Inter non è nuovo a queste performance, basterebbe ricordare una sciarpa a dir poco offensiva nei confronti dei colori bianconeri. Questa volta però lui è Presidente del Senato, seconda carica istituzionale dello Stato. Recidivo.
Qualche giorno fa arrivano le parole da un figura illustre della politica, Mario Draghi, ex Presidente del Consiglio e già numero uno della BCE. Intercettato sulla sua fede calcistica, confessa di essere tifoso romanista. Poi aggiunge: “Non vado allo stadio da 30/40 anni. Lo frequentavo da giovane, vinceva una squadra di Torino che non voglio nemmeno nominare”. Insospettabile. Infine Enrico Borghi, presidente del Toro Club Parlamento, in seno ad un servizio del Tg1 della Rai: “La Juve ruba da 50 anni, potremmo istituire una Commissione d'inchiesta”. Sipario, verrebbe da dire. Puntuale le scuse perché anche in questo caso si trattava di “una battuta”. A rendere ancora più grave la cosa, il fatto che sia andato in onda sulla tv pubblica. Il Parlamento non può essere scambiato per uno stadio, in cui si contrappongono le rispettive tifoserie. Il popolo bianconero sui social è in rivolta. Molti danno la colpa alla Juve e si chiedono: “Perché la società non reagisce a questi continui attacchi?”.
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