La Juve di Motta tra pregi, qualche difetto e obblighi

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Oggi alle 11:30Primo piano
di Quintiliano Giampietro
La Juve è in piena rivoluzione con l'avvento di Motta: la squadra ha tante virtù, qualche criticità da sistemare, sull'obiettivo nessuno si sbilancia

Sabato la Juve di Motta sarà ospite del Milan, altro esame importante e non solo per la classifica. Nel frattempo, come accade durante le pause per le Nazionali, si traccia qualche bilancio. Senza dubbio Thiago è stato chiamato per la rivoluzione tattica. Nel doppio 3-0 contro Como e Verona la nuova impronta si è vista subito: baricentro alto, aggressione e tanto possesso. Locatelli guardava e correva sempre in avanti, come del resto i compagni di squadra. Cambio radicale rispetto all'era Allegri. Il lancio dei giovani è un altro punto in favore dell'ex tecnico del Bologna: Savona, Mbangula, Cabal, Rouhi e sostanzialmente Yildiz titolare fisso. Qualcuno parla di coraggio, lui dice: Non guardo alla carta d'identità, ma va in campo chi lavora meglio durante la settimana. In sintesi, niente posto fisso.

Altra virtù la difesa. Intanto la squadra non ha mai perso, semmai da segnalare qualche pareggio di troppo, emblematici i tre consecutivi a reti bianche contro Roma, Empoli e Napoli. La Juve comunque ha il reparto arretrato meno battuto del campionato e tra i migliori d'Europa, con soli 7 gol incassati, due in me no del Napoli. La criticità resta la fase offensiva. La Juve di Motta ha solo il quinto attacco della Serie A (21 gol), non benissimo per chi aspira a grandi traguardi. Bisogna servire meglio Vlahovic, su questo non c'è dubbio, soprattutto se la linea della trequarti è composta da Conceicao, Koopmeiners e Yildiz. Peraltro anche loro tre dovrebbero contribuire direttamente alla fase realizzativa. In particolare l'ex Atalanta che ha sfiorato la rete diverse volte. Ora potrebbe cambiare tutto. Se Vlahovic dovrà stare fermo a lungo per l'infortunio, Thiago dovrà scegliere il falso nove. Nel caso, vedremo a chi toccherà. Nel frattempo si parla di obiettivi. Di Gregorio, sulla scia di Thiago, dice che bisogna andare avanti step by step senza pensare allo scudetto, Buffon sostiene che la Juve non è obbligata a vincere. Anche questa, sotto certi aspetti, è una rivoluzione.