Boscarato a RBN: "Ecco quando ho scoperto Gatti. Era un trequartista e aveva una qualità..."
Alla scoperta di Federico Gatti. Se proprio volessimo dare un titolo alla chiacchierata tra il conduttore della trasmissione di "Terzo Tempo", Marco Spadavecchia, e l'agente FIFA, Giorgio Boscarato, non potremmo che utilizzare le predette quattro parole. Già, perchè in Giorgio Boscarato non dobbiamo solo vedere un procuratore. La sua carriera nel mondo del calcio ha ammesso un ventaglio di possibilità decisamente troppo ampio per poter essere impersonato nel solo rappresentante di procura. L'ospite della trasmissione di Radio Bianconera ha ammesso anche di essere stato anche un osservatore. Proprio grazie a questa mansione, Boscarato ha scoperto l'attuale numero 4 della Juventus, su cui ha espresso i seguenti aneddoti.
CHI ÈGIORGIO BOSCARATO? - "In questo mondo ci sono da sessant'anni. Da quando ero piccolo ho sempre avuto la passione per il calcio e l'ho mantenuta fino ad adesso. Ho fatto un po' di tutto: da giocatore, ho fatto l'allenatore e, poi, ho ricoperto il ruolo di direttore sportivo e di dirigente accompagnatore nei primi due anni, quando sono andato al Torino, dove ho fatto anche l'osservatore dai primi calci fino alla Primavera con Silvano Benedetti e con Antonio Comi. È li che ho cominciato questa carriera con successo, perchè è un dono che hai e che scopri, in quanto non sai di averlo. Infatti, io voglio dire di non essere un fenomeno: ho un dono che non so spiegare nemmeno io. Un conto è vedere questi ragazzi quando sono più grandicelli. Un conto è vederli in un'età in erba quando hanno otto anni".
LA SCOPERTA FEDERICO GATTI - "Quando io vedo Federico Gatti, aveva sette anni ed era nel Chieri. Era un sabato pomeriggio, quando in un torneo in un paese vicino a Poirino, in provincia di Torino, vado a vedere il Torino. Al Torino ci mandavano sempre a vedere la squadra avversaria. In quel sabato pomeriggio il Chieri giocava contro i '99 del Torino, tra cui c'erano i vari Buongiorno, Sottil ecc. Il nostro è un ottimo gruppo con un ottimo allenatore, mentre il Chieri aveva un anno in più come gruppo. Io ho visto questo ragazzino che faceva delle bellissime cose e poi si fermava, guardando il cielo. Dentro di me, mi dicevo "ma cosa sta facendo"? A un certo punto alzo anche io gli occhi al cielo e non vedo nulla, perchè, tra l'altro, era una giornata senza nuvole. In generale lui aveva dei colpi eccezionali: sono quelli che mi hanno fatto scrivere il suo nome sul mio taccuino. Poi, a fine partita, vado dal mister e gli dico: "Mister, io ho segnalato il numero dieci". Lui mi ha risposto: "no, non è da Toro" e mi ha preso un po' per matto. Ma io sono andato avanti: ho chiamato Silvano Benedetti e gli ho dato questo nome; poi, ci pensava lui a chiamare la società. Una volta che viene convocato per il provino anche a Benedetti piace. Teniamo conto che quando arriva al Torino, era un trequartista offensivo. Lui era molto bravo a spingersi in avanti: in quell'anno lì avevo intuito due ragazzi che potevano uscire: uno era Gatti, l'altro era Giulio De Meo, che era un bravissimo centrocampista. Quanto a Gatti, posso dire che è vero che io l'ho, ma se non ci fosse stato Silvano Benedetti molto probabilmente non so se il Torino l'avrebbe preso, perchè lui aveva una caratteristica, che richiede attenzione: se non sei attento, non riesci a capirla. Per fortuna, che il "maestro", come lo chiamo io, Benedetti, lo ha capito e lo ha preso e ha fatto il colpo".
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