Lunga intervista di Danilo al Guardian, ma l'ex capitano non parla di Juve

Danilo ha rilasciato un’intervista a The Guardian per parlare della sua carriera, della sua scelta di tornare in patria e di come sia fondamentale l’aspetto psicologico nel mondo del calcio. Qui le sue dichiarazioni:
SULLA SCELTA DEL FLAMENGO E FILIPE LUIS
“Uno dei miei obiettivi è avvicinarmi al popolo brasiliano, ai tifosi. Questo può aiutarmi e anche rafforzare il mio ruolo nella nazionale brasiliana. Filipe ha smesso di giocare a dicembre e a febbraio era già allenatore dell’Under 17 del Flamengo. L’ho chiamato e gli ho detto: ‘Sei matto.’ Lui mi ha risposto che non sapeva che gli allenatori lavorassero così tanto”.
SUL POST CARRIERA E LA SCELTA DI NON FARE L’ALLENATORE
“Nessuna possibilità ora. Penso che il calcio abbia ancora molto da darmi, ma quando smetterò, dovrò voltare pagina nella mia vita. Voglio iscrivermi all’università, studiare psicologia, studiare comunicazione. La vita è imprevedibile e ho imparato a permettermi di cambiare idea, ma oggi la mia risposta sull’essere allenatore è che è impossibile”.
SU GUARDIOLA
“Pep Guardiola educa i suoi giocatori. Questa è la cosa più importante del suo lavoro. Fa sì che tutti i giocatori pensino al calcio nello stesso modo: tempo, spazio, movimento, possesso, cura del pallone. Ti fa capire gli spazi in campo come nessun altro allenatore e vive la partita emotivamente come nessun altro. Guardiola mi ha fatto il lavaggio del cervello, ma in senso positivo. È stato come essere all’università. Quello che ho vissuto con lui mi ha permesso di alzare il mio livello e di mantenerlo fino a oggi. Non è che fossi un idiota prima di arrivare al Manchester City, ma mi sono reso conto che giocavo a calcio nel modo completamente sbagliato. Se lo avessi incontrato prima, mi avrebbe reso la vita molto più facile. Sono davvero felice di aver potuto giocare sotto la sua guida e di aver imparato da lui”.
SUL MANCHESTER CITY
"Dobbiamo ricordare che il calcio è ciclico. Ci sono molti giocatori che ora hanno 33, 34 anni e sono stati al top per otto, nove, dieci anni. Questo calo di rendimento è naturale. Bisogna anche considerare l'aspetto mentale. Quando parlo di età, non mi riferisco nemmeno all'aspetto fisico, ma all'esperienza di vivere sotto una pressione enorme per tanti anni, la pressione di vincere e vincere sempre. Quando perdi, la sensazione è che tutto sia andato storto e ti senti meno valido, incapace. È difficile gestire queste emozioni. Per questo, quando vinci, provi solo sollievo. Tuttavia, con l'età arriva una maggiore consapevolezza ed è più facile riflettere su alcune sconfitte e vittorie."
SULL’ESSERE SE STESSO
"La cosa più importante per me era capire chi sono davvero. Non seguire la corrente, non seguire il gregge, per così dire. Non devo pensare come tutti gli altri, non sono obbligato a vivere come tutti gli altri. Non devo vestirmi come tutti gli altri, non devo parlare delle stesse cose di cui parlano tutti. Quando giocavo al Porto, per esempio, tornavo in Brasile una volta all'anno. Ho comprato un'auto, una Camaro, che costava 500.000 real [68.000 sterline]. Bene, l'auto era a Bicas [la piccola città dove è nato Danilo]. Cosa avrei dovuto fare con una Camaro a Bicas? C'è molta pressione sociale per avere una bella macchina perché sei un calciatore e tutto il resto. Ma oggi guardo a me stesso di dieci anni fa e mi dico: 'Davvero? Stai scherzando, vero?”
SUI SOCIAL NETWORK
"Per quanto diciamo di non preoccuparci di queste cose, alla fine siamo esseri umani. Non possiamo fare a meno di sentirle. Non sono dipendente dai social media, non sono una persona particolarmente attaccata a queste cose. Ma vogliamo essere accettati dagli altri, vogliamo ricevere feedback positivi. Nessuno vuole ricevere commenti negativi. Non importa quanto studi, quanto ti preoccupi per la tua salute mentale, quanto sei maturo: vuoi essere accettato. E i social media sono un ambiente tossico. Tossico su tutti i livelli."
SULLA PSICOLOGIA NEL MONDO DELLO SPORT
“Lo dirò in modo molto diretto: i club faranno qualcosa solo quando si renderanno conto del danno economico che stanno subendo. Guardate quanti giocatori che erano stelle a livello giovanile non sono mai riusciti a sfondare nel calcio professionistico a causa di questa valanga di critiche. Quando emergi, cisono tanti soldi, donne e fama. Ma come si gestisce tutto questo? Tutti conosciamo qualcuno che ha perso la strada nel calcio. Quando i club capiranno quanti giocatori stanno perdendo a causa di problemi emotivi e psicologici, ci penseranno due volte e inizieranno a investire, perché si tratta di valore tecnico ed economico per la squadra. Ed è disgustoso, perché non si preoccupano dell'essere umano. Dobbiamo umanizzare di più il calcio. La gente continua a ignorarlo, non vuole parlarne. Ma quando si tratta di soldi, allora sì che interessa".
SULLA SUA ESPERIENZA CON LA PSICOLOGIA
"Il Real Madrid è stato il culmine di questo problema perché è il club più grande del mondo. Ho sofferto molto, al punto da cercare aiuto psicologico. Ci sono stati momenti in cui sembrava che non ricordassi piùcome si gioca a calcio. Le critiche mi ferivano davvero. Ero completamente ostaggio delle critiche, dei social media, di tutto. È allora che ho iniziato a lavorare con uno psicologo sportivo".
SU VOZ FUTURA
“Voz Futura è un progetto nato durante la pandemia, in un periodo in cui mi sentivo molto influenzato dai media tradizionali, sai? C'era così tanta notizia negativa. È stato un momento molto difficile per tutti. Ero in Italia, che era stata duramente colpita. In Brasile, la gente non aveva ancora realizzato la portata della situazione. Ogni giorno aprivo i principali siti web e giornali, come faccio sempre, e provavo sempre una sensazione molto negativa. Non sapevo ancora esattamente cosa volevo fare, ma sapevo che volevo creare qualcosa di importante e diverso dai media tradizionali. Abbiamo tante persone con vite straordinarie che possono ispirarci e motivarci”.
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