La soggettività si può ridurre, basta volerlo
Nella giornata di ieri, il designatore arbitrale Gianluca Rocchi ha parlato dell’ultimo (sciagurato) turno di direzioni in Serie A, soffermandosi anche su alcune temi molto caldi. Dal tempo effettivo, considerato ormai dai più imprescindibile, all’utilizzo della VAR, lo strumento che per come ci avevano raccontato (basta andare a prendere gli articoli del suo debutto) avrebbe diminuito e se non addirittura cancellato disparità di trattamento e polemiche. In realtà, lo strumento ha spostato le discussioni su un altro livello, facendo diminuire di poco gli errori, ma alimentando nuove forme di polemica.
Il perché lo spiega molto bene lo stesso Rocchi dando ragione a Massimiliano Allegri, che nel recente passato da allenatore della Juventus aveva effettuato un’arringa molto criticata: anche le decisioni prese con la VAR sono soggettive. E lo abbiamo visto ancora una volta, per esempio, con il caso Conceicao, cui è stato dato un secondo giallo per simulazione in seguito a una caduta causata da un avversario che gli ha messo una mano sulla spalla. La stessa mano sulla spalla che in un Inter-Udinese, per esempio, ha generato un rigore a favore di Lautaro Martinez.
Il designatore ci dice chiaramente che la parità di trattamento non ci sarà mai, perché comunque dietro la macchina c’è sempre un uomo. Quindi che fare? La via è molto semplice, solo che la si vuole percorrere? Innanzitutto, bisogna ridurre i casi in cui può intervenire il VAR, cercando di limitarla solo ai casi oggettivi (fuorigioco, falli dentro o fuori area, per esempio), perché un errore dell’arbitro di campo su alcuni casi clamorosi è già inaccettabile, ma comunque si tratta di decisioni prese in pochissimi istanti e ad una velocità di gioco ormai importante. Figurarsi la beffa di errori (e in questi anni ne stiamo vedendo di clamorosi) scaturiti dopo che più persone hanno addirittura rivisto un’azione da diverse inquadrature e anche per diversi minuti.
La seconda cosa da fare è semplificare le linee guida, poiché se si fa un paragone con l’estero, in questo momento in Italia si assegnano il doppio o il triplo dei rigori rispetto ad altre leghe nazionali. Questo può solo significare che dalle nostre parti si applica un regolamento a parte, che tra l’altro poi crea dei problemi alle nostre squadre quando vanno a giocare le competizioni europee. Di esempi ne potremmo fare tanti, ma giusto per restare nell’attualità e ricordare a qualcuno che a differenza sua, a noi non interessa tirare acqua al nostro mulino, ma la regolarità del campionato, non possiamo non soffermarci sullo step on foot.
Fino a pochi giorni fa, ad esempio, il designatore Rocchi ci ha detto che le step on foot, va sempre fischiato, che non esiste la volontarietà per questo tipo di intervento. Eppure nel weekend alla Roma hanno negato un calcio di rigore perché durante la discussione tra arbitro e VAR è emerso che “lo step on foot non fosse volontario”. Insomma, conta o meno la volontarietà? Rocchi ci parla con i suoi arbitri? Perché l’impressione che abbiamo sapete qual è? Che ogni volta che c’è un errore grossolano, pur di salvaguardare la categoria, si inventino durante OpenVAR giustificazioni fantasiose e si aggiorni il regolamento seduta stante.
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