Una finale raggiunta con la forza della disperazione, si vada in fondo ma poi si abbia il coraggio di cambiare per il bene della Juventus

Una finale raggiunta con la forza della disperazione, si vada in fondo ma poi si abbia il coraggio di cambiare per il bene della JuventusTUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 24 aprile 2024, 15:04Editoriale
di Vincenzo Marangio

Soltanto questa Juventus, di questo momento storico, poteva andare così vicina al dilapidare il comodissimo 2-0 dell'andata. A Tudor era quasi riuscito il piano perfetto: un gol in apertura primo tempo e uno ad apartura secondo tempo, in mezzo qualche altra occasione per ribaltare tutto, giocando sulle debolezze di una Juventus sempre più fragile tecnicamente e nei nervi. La finale di Coppa Italia è un risultato importantissimo, prima di tutto perché si avvicina la possibilità di tornare ad alzare un trofeo, e poi perché già così, ci si è conquistasti l'accesso alla prossima Supercoppa che regala gettoni bonus nelle tasche del club bianconero. Quindi si potrebbe dire che il fine giustifica i mezzi, ma quella andata in scena all'Olimpico ieri sera, più che una strategia sembrava un suicidio di massa.

Inutile girarci attorno e cercare giustificazioni: la Juventus ha bisogno di una profonda ristrutturazione tecnica e di un cambio d'allenatore anche se ad Allegri va riconosciuto che è molto vicino al raggiungimento dei risultati richiesti dalla società e cioè un posto nella prossima Champions League e, magari, una Coppa Italia in omaggio. Ci sono due livelli che vanno analizzati, quello patrimoniale e quello tecnico. Il primo sta andando a gonfie vele per merito di Massimiliano Allegri: raggiungimento (sempre più vicino) di un posto nella prossima ricca Champions; un posto al Mondiale per Club conquistasto anche per merito dei tanti punti portati in passato dal tecnico al ranking Juve e la partecipazione alla prossima Supercoppa visto il raggiungimento della prossima finale di Coppa Italia. Se non è un jackpot poco ci manca. Ma tecnicamente la bilancia pende da tutt'altra parte...

Tecnicamente abbiamo assistito ad un'altra prestazione da horror. Una squadra senza idee, senza voglia, che cammina in campo facendosi dominare da chiunque e segnare da un Castellanos qualsiasi. Che si smarrisce in un attimo, che non aggredisce che non difende e non si difende. Che manda a quel paese l'allenatore non condividendone le scelte, che si salva ma poi non la percepisci mai in ripresa. Una squadra tradita dai senatori e in cui i giovani sono troppo poco per indossare questa maglia, per reggerne le responsabilità e le ambizioni. Mai un senso di solidità e di pericolosità, tutto tremendamente stonato con la sua storia e il suo dna. E ci può stare che sia crollata l'impalcatura, e va bene che la nuova ricostruzione non abbia funzionato ma la domanda che si pongono tutti, indistintamente, i tifosi bianconeri è la stessa: quanto deve durare ancora questo sperpetuo?

Ed è singolare dover fare queste amare riflessioni nella sera del raggiungimento di una finale di coppa ma è, al tempo stesso, motivo di necessaria, profonda, riflessione. Ci si sta muovendo sulla strada giusta? Basterà cambiare l'allenatore per restituire anima ad una squadra così lontana dal dna juventino? Quanto tempo ci vorrà? Tutte domande che necessitano di una risposta perché chi ama la la Juve non riesce più a farsi bastare sconfitte che portano a qualificazioni o pareggi in rimonta dopo due schiaffi incassati da dilettanti o di vittorie senza mai affrontare di petto un qualsiasi avversario. Serve una nuova attitudine, un diverso approccio, nuova convinzione e, probabilmente, senza nulla togliere a quello che Allegri ha dato alla storia della Juventus e al raggiungimento anche degli obiettivi stagionali, una nuova guida, un nuovo allenatore. Con altre idee, altre risposte e altre soluzioni. Un cambiamento che non può che fare bene e accellerare l'uscita da pericolose sabbie mobili.